VI Festival Mediamix “Oltre il visibile”
Giuria
Marco Agresti, Sergio Biliotti, Marco Colangelo, Francesca Dari, Alberto Di Cintio,
Anna Tozzi Di Marco, Silvana Grippi, Giuseppe Riccobene, Aldo Sicurella,
Stefania Valbonesi, Stefano Zecchi
Partnership
MEDIARC Festival Internazionale di Architettura in Video, Pandora TV,
ACEC - ANCCI Toscana, Officine Cinematografiche, Teatro Instabile Grazia Deledda,
Associazione UnoCultura e Associazione Transafrica
Mediamix
Ricerca e Sperimentazione
1° Premio
Prismatic # 0 di Livia Marques, (3’30)
Il cubo si delimita di 6 quadrati che possono essere interpretati come tre proiezioni diametralmente opposte di tre basi quadrangolari. Il prisma, più in generale, nelle sue molteplici sfaccettature, concretizza nella sua forma solida l’idea della pluralità e simultaneità dei punti di vista. Percezione visiva che si amplifica e si affina nell’osservazione del movimento. Movimento inteso come elemento continuo e fondamentale della condizione di natura, e quindi anche dell’essere umano. Prismatic # 0 si compone così di tre soggetti di indagine intitolati “Dancing feet”, “Before Raining” e “Roses” che si intersecano, attraverso diverse modalità, nella costruzione di un trittico audio-visivo, in cui emerge il movimento danzato visto esternamente e interiormente, grazie alla telecamera attaccata a diverse parti del corpo.
Interessante lavoro sulla percezione visiva, ben composto, presenta una vena poetica nell’accostare immagini fisse a quelle in movimento. L’idea originale e ben sviluppata, attraverso punti di vista simultanei e diversi, conferisce al prodotto finale un’ottima qualità.
Promenade (6’) di Erion Mollajmeri e Mathias Kothe
L’immagine di una sconosciuta perseguita l’autore in ogni suo pensiero, confondendo la realtà con l’immaginazione. Il video trasmette l’ansia di non avere più a che fare con il soggetto e questo si evidenzia negli occhi della ragazza. La paura di perdere qualcuno che non si è mai avuto è il filo conduttore dell’elaborato.
Il lavoro mostra una raffinata fotografia con un sapiente uso del B/N e con rimandi intellettuali. Sebbene le immagini non rispondano in pieno al tema enunciato nella sinossi, nel complesso l’ elaborazione si presenta qualitativamente pregevole.
2° Premio
The big bob theory (3’10) di Andrea Cavuoto
La storia vede come protagonista un ragazzo che desidera partecipare ad un concorso di cortometraggi, ma nessuna delle sue trovate sembra soddisfarlo. Decide quindi , dopo qualche attimo di riflessione, di raccontare la storia di un ragazzo che vuole realizzare un cortometraggio. Ma le cose non sono come sembrano, il vero autore del cortometraggio è qualcun altro…
Opera sperimentale che si caratterizza per il sapiente ed abile uso della grafica computerizzata. Ottimi il montaggio e lo sviluppo del tema attraverso l’uso anche delle tecniche dell’animazione. Il lavoro si presenta completo sia per la scelta del soggetto e della tecnica che per la realizzazione complessiva.
In che percentuale funzioni tu? (4’30) di Irene Carlevale
Il cortometraggio prende spunto da una domanda, sottile e pungente, surreale come reale, che dichiara a propri la possibilità di un funzionamento perfetto: in che percentuale funzioni tu? Giocato sulla falsa riga di una sottile intervista, appiana le differenze e le riduce alla loro indicibilità. Sberleffo ineducato, ma comunque garbato, dichiara la falsità latitante dell’individuo, medico della mente, che presume debba far funzionare. In realtà è vittima di un gioco losco: portare un punto di vista all’esterno, per sottrarsene quando gli conviene. Girato in solitudine, con un lavoro minimal di post-produzione sonora (doppiato negli studi di Cinecittà), è una gentile diffamazione dal punto di vista di cani e padroni, malati e medici, genitori e figli, popoli e governanti, timorati e papi. Più in generale atterra la possibilità di trovare scampo dalla rinuncia di fare affidamento sugli altri. La percentuale è un discorso di frazioni. Chi crede di funzionare in realtà si sta frazionando. In che percentuale funzioni tu? è l’epilogo del mal funzionamento dei funzionamenti eterodiretti.
Un notevole lavoro di denuncia di un certo modo di operare in campo psichiatrico. Il soggetto è sviluppato con maestria ed un buon mix di emozione ed ironia. La recitazione degli attori, anche se giovanissimi, è ottima, se pure a tratti un po’ forzata. Pur essendo di durata breve, ne risulta chiaro e intenso il messaggio di alto contenuto sociale.
3° Premio
Stalking the end (2’01) di Manuela Solfrini Ronchi
Il video narra con un linguaggio metaforico lo stato d’animo e le emozioni di chi si ritrova ad essere oggetto di attenzioni indesiderate, vessatorie, persecutorie: la sofferenza, la frustrazione, la devastazione del suo vissuto, la ripetuta violazione della privacy e della libertà personale. È la storia di una artista che risponde ad un annuncio online e conosce così colui che poi diverrà il suo stalker.
Questo lavoro intende essere una riflessione sul fenomeno sociale dello stalking, in particolare analizza lo stato d’animo della vittima con un accostamento di immagini che, scelte dall’ambiente naturale, rappresentano la sua solitudine. L’attualità e la diffusione del problema ne sottolineano la drammaticità e l’importanza.
No! Anche no! No CIE! (7’) di Anna Pes
Video di denuncia contro il razzismo e l’indifferenza umana.
Il lavoro è un significativo ed efficace spot grafico che manifesta un messaggio politico e sociale molto netto e ben congegnato, incentrato sulla denuncia della condizione dei CIE in connessione con il sistema del capitalismo.
Ambiente, Cultura e Società
1° Premio
Kito (13’) di Maria Grazia Silvestri
Lara ed Ugo, innamoratisi ai tempi dell’università, decidono, dopo aver soggiornato in Kenya, di adottare due bambini chokora kenioti. Kito, il maggiore dei due, ripercorre il calvario adottivo: l’orfanotrofio, la dura sopravvivenza per le strade di Nairobi, l’abbandono del padre biologico, la voglia di andare a scuola.
Il documentario composto da due parti, affronta il tema dell’adozione. Nella prima unità un fratello e una sorella di origine africana che vengono adottati da una coppia italiana, raccontano la storia del loro abbandono; la seconda parte è incentrata sull’esperienza della coppia nell’iter burocratico dell’adozione. Evidente è il contrasto tra le emozioni che scatena il racconto dei ragazzi e la freddezza ma anche la razionalità della descrizione della seconda parte. Nel complesso il prodotto è un efficace documento d’inchiesta.
Microcosmos di Mario Borio
Il documentario propone riprese sulla natura e macro riprese naturalistiche (particolarmente difficoltose, operando in condizioni di difficoltà ambientale, con pazienti e laboriose attese del verificarsi degli eventi).
Un documentario ben fatto, stilisticamente buono e con una fotografia molto suggestiva.
Oh, identity (5’) di Daria Baiocchi, Libera Mazzoleni
Secondo le parole della tragedia e della filosofia greca, il problema dell’identità ha accompagnato il processo del pensiero fino ad essere capace di aprire nuove possibilità dell’espressione, ogni volta che la fissità della tradizione e la sua codificazione non è stata imposta nella trasformazione creativa della cultura. In questo video, l’artista, con intensità espressiva si pone il problema del possesso e del “gender” interrogando la forza dell’a-priori a volte drammatico e a volte ironico, nella convinzione che solo il potere del pensiero di chiedere, possa essere l’unica difesa contro la barbarie. La musica è interamente composta di suoni digitali.
Il tema è sviluppato in modo un po’ criptico ed è una riflessione sull’identità psicologica, sull’Io e le sue varie espressioni mimiche e gestuali. Sebbene una continua trasformazione/deformazione traduca i diversi aspetti emozionali, sembra manchi qualcosa. Tuttavia nell’insieme il prodotto è valido, buono il movimento dell’immagine e ben scelta la musica.
2° Premio
Che si dice (7’10) di Gabriele Piazzesi
Quattro anziani, investiti quotidianamente da notizie di cronaca ingigantite, travisate, deformate, volte allo scontro culturale, assistono impotenti e pieni di domande all’evoluzione del proprio territorio.
Il video, molto valido dal punto di vista registico, è ben costruito ed esamina la qualità/non qualità dell’informazione veicolata dai media. Soprattutto si indaga sulla disinformazione e sui metodi di strumentalizzazione della notizia al fine di sviare l’attenzione dai veri problemi.
Pensati libero di Ely Pacchierotti
Una società alienata, dominata dal rumore, da superficialità, che sembra all’esclusiva rincorsa del denaro, i giovani rischiano di cadere in una povertà interiore, di pensiero, sempre più fruitori di immagini, che portatori di pensiero. “Cogito ergo sum”. Un piacere, per se stessi. Un dovere, per gli altri.
Molto buoni il montaggio e le scelte registiche, oltre all’interpretazione dei due protagonisti. Un poco scontato lo svolgimento della trama, con un sovraffollarsi di luoghi comuni nelle scene finali.
3° Premio
Il Duomo di Firenze in vendita (5’31) di Davide Tafuni, Alessandro Ingrà
Questo video vuole rappresentare in chiave comica alcuni scorci della città di Firenze, rifacendosi al famoso film di Totò, nel quale l’attore riesce a vendere la fontana di Trevi.
Buone le immagini e l’uso del bianco e nero, una parodia un po’ scontata ma divertente ispirata al famoso film di Totò.
Vogliamo fare un film (12’12) di Alessandro Ingrà (I Ribolliti)
Tre comici vogliono cambiare vita facendo un film, ma trovano un produttore che è soltanto uno sfruttatore.
Svolgimento regolare ma senza sussulti. Apprezzabile l’ironia, ma delude un poco il finale.
L’ultima farfalla (6’) di Vincenzo Bellini
Una vita spezzata dalla superficialità degli uomini e dello Stato, una tragica storia dalle tragiche conseguenze.
Sebbene lo svolgimento della trama sia sostanzialmente prevedibile ed indugi un po’ troppo sul sentimentalismo, l’elaborato è nel complesso sufficiente ed esemplifica con immagini semplici ma chiare l’elementare legge del taglione.
Premio Speciale
Aspetti Antropologici - Incanto e disincanto della fede (15’) di Aldo Colucciello
La festa popolare come elemento e momento per descrivere la forma identitaria di una comunità. Questa festa ha la particolarità di essere rivolta alla figura della Madonna dell’Arco, dove c’è un pellegrinaggio che coinvolge i paesi vicini, ma non si completa a sant’Anastasia come avviene per le altre comunità di devoti, ma termina nel piccolo santuario della località casertana.
Documentario sul pellegrinaggio ad un santuario mariano campano, dalla realizzazione buona e ben strutturato con un punto di vista interno al rituale. Il momento festivo attraverso i suoi aspetti salienti e le interviste agli attori protagonisti del rito si configura come un serio lavoro di antropologia visuale, consistente in documentazione e memoria audio-visiva di un tratto del patrimonio demologico del sud d’Italia.
Comunicazione - L’impossibilità di abolire il conformismo in TV (15’) di Salvatore Pulzella
Un ignoto giornalista si infiltra in una riunione televisiva per tentare una sana riforma dei programmi, ma ciò sarà inutile poiché la televisione non può permettere che il pubblico si distacchi da ciò che è stato programmato. I programmi televisivi si sviluppano secondo gli interessi della televisione capitalistica, sempre più estranea al bisogno di una reale crescita culturale ed una stabile democrazia. Inevitabilmente la televisione italiana fa la sua parte in questo grosso ingranaggio mafioso che la società italiana purtroppo approva.
Il cortometraggio tocca argomenti sensibili, legati al mondo del cinema e della televisione. Lo svolgimento risulta a tratti eccessivamente lento, in particolare la parte centrale con il lungo monologo del protagonista, che pure spicca per buone capacità interpretative.
Noir/Suspance- Le due scimmie (8’) di Stefano Rossi
Al limite tra il noir e lo splatter, questa breve storia descrive a tratti cupi un’ambientazione inquieta e soffocante. Il protagonista si sveglia in un casale dismesso e scopre presto di essere ostaggio di un maniaco serial killer, assieme a una innocente ragazza. La fuga verso la libertà si risolverà però nel più imprevisto e disturbante dei colpi di scena.
Il cortometraggio non manca di qualità nella costruzione dell’ambientazione e nei tagli fotografici. Un po’ eccessiva la carica splatter, che, nel richiamarsi evidentemente al filone più trash dei b-movies, disgusta lo spettatore senza trasmettere alcun messaggio effettivo.
Fotografia,reportage e post-produzione
Titanic Quartier Belfast di Giulia Caruso
Cappelli a Firenze di Enrico Ciabatti
Il capodanno cinese di Luca Grillandini
Il funerale di Enzo Biagi di Marcello Mattesini
Sponsor
Libreria del Cinema, Libreria Monteloro, Jokol’Arte, Centro AZ, Habitat Ecovillaggio e Proraso.Share |
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