Franco Zeffirelli ci mancherà soprattutto ci mancherà quel suo decadente ritratto di una nazione che sotto i suoi attenti occhi mutava. Zeffirelli uomo a tratti contraddittorio, è sempre però stato coerente con quella sua umana logica di sentimenti. Sapeva da Visconti come trattare il cinema di sociale impegno. Sapeva narrare con fine garbo e ricercatezza interiore alcuni aspetti del genere umano. Da cattolico ha trattato San Francesco come se fosse un antico rivoluzionario non eremita ma a tratti eretico. E così è stato il suo colossale Gesù, trattato con un amore di un figlio verso un padre difficile e non unico. E poi l'amore di Romeo e Giulietta, narrato con le lacrime di chi sa che la propria storia sarà sempre un subito e poi. E le passioni umane del Giovane Toscanini, del gruppo di inglesi che vivono la sua FIrenze aspettando domani. E' lui Amleto? Forse si, con un dramma interiore che appartiene alla più nascosta vergogna di accettarsi per come si è. Ritratto di Jane come quello di Maria, tante anime femminili che parlano di un proprio femminile, decadente e disperato ma fiero di essere tale. Fino alla fine, fino a quando il tempo arriva a fermare l'aria che gira intorno. Come le sue amate opere ci hanno insegnato che non è necessario stravolgere il corpo per fare innovazione. E' l'eleganza del gesto a rendere immortali i personaggi e le musiche. Ci mancherà Zeffirelli anche perchè con la sua morte si è chiuso un tempo molto importante per il cinema italiano e non solo. Ma con quella forma del pensiero che lo rendeva amabile o odiabile, Zeffierlli ha lasciato il suo immutabile segno nel gesto di un uomo carico del suo dramma interiore e del suo essere se stesso in un mondo che non ha forse mai amato l'onestà del proprio infinito.