Diario di una cinemaniaca #3 h 23.00
Il cinema è quanto di più generoso esista e di meno solipsista, perché anche il più piccolo particolare nasce per essere esposto.Non puoi dire di girare per te solo. O sì? Dipende.
Se ti ritieni un poeta o uno scrittore è più complesso, anche se sei un creatore di serie è diverso perché hai a disposizione dimensioni diversificate, ore ed ore di girato entro cui raggomitolarti.
È vero pure che puoi letteralmente nascondere quel che vuoi all'interno di un piano di sequenza, sopratutto se non lo giri lentamente. E su questo possono nascere leggende ( "il fantasma della ragazza morta" nell' edificio dove girarono "Tre uomini e una culla), ma in linea di massima sei tu, regista, e il pubblico, a confrontarvi. Tu regista, che comprendi mille anime in realtá (soggettista e sceneggiatore in primis, attori, costumisti, scenografi, truccatori, tecnici delle luci...) ecco perché, prima delle ufficiali, alle segrete feste di anteprima, Fellini invitava tutte le maestranze...
Ma guai a perdere di vista quelli dall'altra parte dello schermo: noi spettatori.
Come sosteneva Kipling, guai a perdere il senso comune (anche se cammini accanto ai re).
Questo è particolarmente vero per un regista.
In parte già lo fai, se sei coerente con la storia, se non soprassiedi al montaggio.
Una forma di rispetto per chi assista ai tuoi film.
Esiste peró un'altra metacomunicazione.
Ultimamente il dialogo che intessono, con ciascuno di noi, grandi director (come Polanski o Tarantino) si è fatto serrato, ma non tutti se ne stanno accorgendo; sta nella seconda lettura dell'opera: quando ci si accorge non solo di aver capito, quando il messaggio ti attraversa, quando percepisci al di là della trama, lo spirito del comunicatore.
Mi era accaduto con Capra, ma in lui la passione era una costante. Ti cattura allo stesso modo di un insight e, come tale, deve coglierti d'improvviso.
E sorprende l'intelligenza di chi il messaggio l'abbia inviato.Come per la cripta che Tarantino ha occultato in fondo a Once upon a time...
Ha raccomandato a tutti i fans di non raccontare il film.Ognuno avrà il suo.
Bisogna tenere la mente e i sensi all' erta.
Un giorno si saprá di questa nuova modalità.
Fa parte delle facoltá inesplorate della mente, dell'abilità di trascriverle, fino a quella del riceverle.Territorio farraginoso dove si avventurano i pazzi e i visionari.Come un tempo erano gli eretici.
Oggigiorno, in cui l'apparenza mistifica il reale, l'approfondimento è di pochi, la capacitá di percepire rara. A quel punto il regista potrà confessarlo o negarlo.
È così che nascono i miti...
(Scritto originariamente per il gruppo Facebook "All that cinema su Facebook")
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