Si parte da un interrogativo: le favole di Jean de La Fontaine furono scritte con l’intento di ammaestrare gli uomini sui vizi e le virtù, «oppure siamo autorizzati a leggerle anche trascurando la morale?» Il La Fontaine che ne emergerebbe sarà un uomo liberato dagli storici paludamenti o un autore deprivato del suo spirito originario?
È scegliendo la più “eretica” tra le risposte, che Piera Mattei imposta la sua rilettura del grande classico della tradizione francese, facendone non più il propinatore di una morale «spesso pedantesca, spesso ristretta nei confini angusti del senso comune», ma un sottile indagatore della natura umana ed animale, capace di coglierne con sguardo ironico e disincantato i pregi e difetti. Il tutto mantenendo il più possibile “leggera” la narrazione, cercando in primo luogo di divertire il lettore – obiettivo certo ben lungi dalla proverbiale pesantezza dei discorsi morali. E per completare l’ereticità dell’operazione, Piera Mattei offre al lettore alcune personali traduzioni delle favole.
Sembrerebbe insomma che il La Fontaine descritto in questo breve volume sia altro da quello celebrato nella storia della letteratura francese, ma nient’affatto!, è proprio la vicenda esistenziale dell’autore, sono i suoi scritti e commenti a scagionare la “lettrice eretica” dall’accusa di contraffazione. Lungi dalle più facili interpretazioni, le favole di Jean de La Fontaine sono «avventure disegnate con tratti leggeri», finalizzate non tanto alla presentazione di una regola morale stabile e definita, quanto piuttosto alla descrizione della ricchezza e imprevedibilità dei rapporti tra le specie animali – uomo compreso. Non sarà quindi un caso se le piacevoli illustrazioni che accompagnano il testo ritraggano due asinelle che si muovono nel paesaggio circumetneo: oltre a rappresentare un omaggio all’asino della prima favola citata, esse testimoniano anche del forte interesse dell’autrice per gli affetti e i legami spirituali (sono entrambe incinte, forse madre e figlia, e si muovono «in consonanza»).
Passando poi alla “sostanza” del libro, tre sono le tematiche che ne strutturano i capitoli: «Il dramma della sproporzione», che racconta di quelle affinità spirituali tra uomini e animali, compromesse però dalla sproporzione del gesto che tenta di suggellarle; «I gatti: amicizie e passioni», che propone una vera “psicologica dei felini”, servendosi della guida e della sensibilità “etologica” di La Fontaine; «La morte, come evento repentino e come attesa», che presenta infine quello che è forse il più assiduo tra i protagonisti delle favole, non mancando di riferimenti alla grande tradizione italiana. Tutte queste sezioni sono poi accompagnate da ampi assaggi della poesia lafontainiana, riproposta in versione originale e nella traduzione di Piera Mattei – una traduzione attenta e curata, che privilegia decisamente il senso sul suono, rinunciando spesso alla “letterarietà” per aiutare il lettore nell’interpretazione del testo.
Conclusa la lettura del breve saggio (55 pagine in tutto), resta forse una certa insoddisfazione di fronte ai tanti spunti che ha offerto senza svilupparli pienamente. Ma il desiderio di riprendere il testo di La Fontaine, per confrontarsi con esso – magari nella versione originale – con una curiosità rinnovata, è prova della piena riuscita di questa piccola operazione letteraria.
Per DEApress, recensione di Simone Rebora
Jean de La Fontaine
“Una lettura eretica delle favole”
saggio e traduzioni di Piera Mattei
Roma, Superstripes Press, 2011 (collana gattomerlino)
pp. 56 – euro 7,00
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