Muore all’età di 68 anni, divorato da un cancro, Antonio Tabucchi.
La sua scomparsa costituisce una grave perdita per il mondo della letteratura, del giornalismo, e soprattutto del libero pensiero.
Autore di fama internazionale, ha tenuto alto il nome dell’Italia all’estero dove si era ormai trasferito, non trovandosi più granchè a suo agio in patria, come racconta Marco Travaglio in un suo appassionato articolo.
Egli ha firmato opere entrate a pieno titolo del nostro patrimonio culturale come Sostiene Pereira, Notturno Indiano, raccolte di racconti tra cui Il gioco del rovescio (1981) e Piccoli equivoci senza importanza (1985) e il romanzo breve Requiem(1992), scritto originariamente in portoghese e poi tradotto in italiano.
Eh già, egli amava il Portogallo di un amore totale e viscerale che nacque durante i suoi viaggi quando era ancora universitario e lo accompagnò tutta la vita. Un attaccamento per quella terra che si tradusse ben presto nello studio della lingua e nell’assorbimento della sua cultura e che lo portò a divenire il più grande esperto e traduttore di Fernardo Pessoa.
Tuttavia Tabucchi non fu un intellettuale confinato in un mondo fatto di inchiostro e fantasia, ma era un uomo e un pensatore perfettamente calato nel proprio tempo e nella contemporaneità. Non mancò mai di far sentire la sua voce attraverso i grandi quotidiani : Repubblica, l’Unità, Il Fatto e il francese Le Monde. Riservava le sue più feroci critiche a Berlusconi e i suoi seguaci, si faceva beffe di Giuliano Ferrara e non taceva il suo disappunto nemmeno nei confronti di Ciampi o Napolitano.
E' stato un uomo che Travaglio definisce “schivo, antiretorico e autoironico”, un uomo che ha fatto da tramite tra più culture, che ha consacrato la sua vita alla scrittura ma che è anche stato un esempio di rigore intellettuale e morale.
Riposi in pace.
Share |
< Prec. |
---|