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In bilico tra il giallo e il noir – come testimoniano anche i colori scelti per la copertina – Lo strano caso del Barone Gravina di Stefania Valbonesi cattura rapidamente il suo lettore, facendo leva su un accurato mix di leggerezza e morbosità. La vicenda scorre limpida e avvince il giusto, reggendosi su un ritmo mai troppo serrato, con personaggi disegnati a tratti rapidi ma efficaci: il tutto in uno spazio ben ridotto, che offre al lettore l’opportunità di consumare l’intero romanzo in un sol fiato.
E la “morbosità” cui si accennava prima, aumenta ancor di più l’appetito. Perché è storia di omicidio, s’intende, con le sue giuste dosi di ossessività e psicopatia… e pure un pizzico di cannibalismo. Quanto basta per costringere il lettore più annoiato ed esigente a sospingere lo sguardo un poco innanzi, anche solo per capire cosa accadrà alla pagina successiva – o forse nell’ultima. Non voglio però anticipare troppo di una trama sostanzialmente esigua, che si regge proprio sul suo lento sdipanarsi, attraverso le varie voci e le indagini dei personaggi, che pezzo dopo pezzo ne ricostruiscono l’orrendo puzzle. Ma come già detto, tutto questo è raccontato con una straordinaria leggerezza, che ci porta volentieri al riso – o al sorriso, almeno – di fronte a personaggi e vicende al limite del surreale. È così che la causa scatenante il dramma si scopre essere il cattivo odore emanato dalla moglie di Gravina – e mentre la vicenda assume i toni più inquietanti, ci troviamo inevitabilmente a sorridere di fronte alla parossistica mole dei tormenti del Barone. Tormenti che, nella seconda parte del libro, diverranno quelli del Commissario Strocchi, intento a sdipanare il garbuglio di un non meglio precisato (ma sentito, e “odorato” con certezza) crimine efferato. A far da controcanto alle sue continue difficoltà e insuccessi, la bonaria indolenza, l’accondiscendenza di tanti altri piccoli personaggi, che proprio per la loro caratterizzazione semplice e non di rado al limite del caricaturale, stimolano intensamente la simpatia del lettore.
Senza aggiungere altro sulla trama, occorrerà soffermarsi un poco sulla forma scelta per il libro. La forte suddivisione in due capitoli, infatti, segna un mutamento anche nel ritmo e nel “taglio” della narrazione. Il passaggio dalla focalizzazione interna, incentrata su Gravina, a quella esterna suddivisa tra gli altri personaggi (e in particolare il Commissario Strocchi), segna anche una decisa variazione nel registro formale. Da uno stile quasi novellistico, costruito non a caso sull’esempio dei grandi siciliani, si passa così a un montaggio “cinematografico” di dialoghi, rapide azioni e “campi lunghi” sul paesaggio circostante, su quel mare di Sicilia verso cui anche in copertina (e si direbbe, lungo quasi tutto il corso del libro) guarda con costanza e malinconico distacco il Barone Gravina.
Per DEApress, Simone Rebora
Stefania Valbonesi
Lo strano caso del Barone Gravina
Firenze, Romano Editore, 2012
disponibile sui principali circuiti online (Amazon, IBS) e presso la Libreria Nardini di Firenze
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