Libro: ONE BIG UNION di Valerio Evangelisti
La storia di Robert William Coates si sviluppa negli Stati Uniti di fine '800/inizi '900, in piena fase di industrializzazione ed espansione economica.
Ma nelle città in rapida crescita (sia diametralmente che in altezza, con i numerosi grattacieli che sembrano spuntare qua e là come funghi) è ben visibile anche l'altra faccia della medaglia, fatta di immigrazione, miseria e lotte operaie.
Si diffondono in questo periodo numerose organizzazioni in difesa dei lavoratori, dai Knights of Labour agli Industrial Workers of the World (IWW), dai sindacati ai partiti socialisti.
Proprio contro la resistenza degli sfruttati nascono e si espandono anche le agenzie investigative, principali alleate dei piccoli e grandi capitalisti; con i loro agenti, incaricati di controllare, sabotare e reprimere tutto ciò che va contro i "valori dell'americanismo", ha inizio l'eterna lotta tra chi è al servizio della legge (ed è pertanto legittimato a qualunque mezzo, anche illegale, pur di difendere la patria) e chi reclama invece dignità, uguaglianza e giustizia sociale.
A questo punto il romanzo potrebbe sembrare molto scontato, con l'eroe che difende i deboli dagli abusi e dalle ingiustizie; tuttavia il libro di Valerio Evangelisti riserva una sorpresa: il protagonista, religioso, patriottico e legato alla famiglia, è schierato esattamente dall'altra parte, al soldo delle agenzie investigative e dei vari padroni in difficoltà.
Risulta evidente la conoscenza dell'argomento da parte dello scrittore, che mescola con grande maestria personaggi ed avvenimenti frutto di fantasia e reali. La verosimiglianza dei personaggi e delle situazioni che si presentano al lettore attraverso gli occhi di Bob Coates permetteno un'immedesimazione assoluta nel racconto.
Ma c'è dell'altro: dal romanzo emerge chiaramente anche la triste storia dello sviluppo economico statunitense e l'attualità delle lotte operaie e della resistenza contro il sistema economico basato sullo sfruttamento.
-“Fratelli” esordì “hanno cercato di persuadervi che il capitalismo sia inevitabile, che la disoccupazione che flagella il paese sia una catastrofe naturale. Ebbene, vi dico che non è così. La crisi non cade dal cielo: alla base ha il vostro sfruttamento oltre il lecito e l’avidità di sfruttatori che campano del lavoro altrui. In questo stesso momento, i ristoranti di lusso di Chicago, di Saint Louis e di New York sono pieni, e voi lo sapete. [...] Sono gli stessi che parlano di crisi. I politicanti e i giornalisti al loro servizio invocano la solidarietà nazionale.-
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