E' una della voce interessanti quella di Roberta Barabino, giovane interprete e cantautrice in un mondo di fattori della musica che non sempre hanno ben chiaro il corso della stessa. Quello che è bello di Roberta è proprio il suo esprimersi con estrema delicatezza e con un tocco di realismo che non fa mai male. La sua carriera ha già fatto di lei una persona creativa con delle idee molto chiare di eredità che la definiscono ancora meglio. Sarà l'aria di Genova e quella forte insistenza di creatività che ha posto in Roberta Barabino delle radici ben evidenti di sapere scrivere musica e versi con tanta attenzione e correttezza formale. Insomma in lei è facile trovare quella santa definizione di scrivere ancora da cantautrice con quella perfetta sinestesia che non ci fa certo rimpiangere il passato, anzi ci fa sperare per un futuro, per una nuova scia ovvero per una nuova strada che forse ci farà essere tecnologici si ma sempre con un'anima poco cyber.
Partiamo da Genova che cosa rappresenta per lei questa città musicalmente e non solo?
Genova è la città in cui vivo e in cui sono nata , mi sento fortunata perché mi piace molto, nonostante tutti i suoi difetti più o meno noti, per me è un luogo dall'energia profonda e travolgente.
Musicalmente ,si sa, è una città dove sono nati e nascono tuttora tantissimi musicisti, i quali però, in questa mia epoca, hanno vita durissima, a causa della grande trascuratezza, che a volte diventa vera opposizione, da parte delle amministrazioni per il mondo della musica e della cultura in generale.
A quali degli autori genovesi si sente più vicina?
Dentro di me sento forte la presenza di tanti autori, genovesi e non, autori che ascolto da quando ero bambina, pensando a Genova mi sento vicina in particolare a Umberto Bindi e a Bob Quadrelli.
Umberto Bindi era una delle passioni musicali di mio padre così fin da bambina ho sentito familiarità con la sua musica. Amo le sue melodie e lo sento autentico, intenso, struggente, non so del tutto trovare un perché ma mi sento vicina a lui, mi porta in un mondo in cui riesco a sognare ad occhi aperti.
Bob Quadrelli rappresenta per me l' espressione artistica tra le più dirette e pure che fin' ora ho incontrato. E' un poeta e musicista straordinario, visionario, abilissimo. I suoi dischi ma anche i suoi scritti, i suoi collage, hanno aperto e aprono tante porte nella mia mente. Viaggia su un' onda tutta sua ma allo stesso tempo e' in contatto profondo con il mondo esterno. Da tanti anni e' anche fortemente presente nella mia vita e mi sprona, mi stimola , spesso e' il mio primo punto di riferimento ogni volta che scrivo qualcosa.
Come è nato Magot?
Magot è nato dal desiderio di condividere al meglio le canzoni che avevo scritto fino a quel momento con gli altri, dalla voglia di collaborare con i musicisti, è nato grazie agli incontri e alla presenza di diverse persone, da Raffaele Rebaudengo che lo ha prodotto con me, a Giovanni Rizzoli che lo ha sostenuto economicamente, a tutti coloro che ho tanto felicemente incontrato in quel percorso, una delle esperienze più belle e intense della mia vita.
Cosa ha rappresentato il Tenco?
Il fatto di avere una buona risposta al mio lavoro da parte di tanti giornalisti e critici è stato incoraggiante per me.
Fare musica da cantautrice oggi cosa significa?
A dire il vero non saprei dire, per lo meno in generale. Per me significa coltivare la mia creatività , sia quando le cose scorrono spontaneamente, sia in momenti in cui farlo comporta un grande impegno con me stessa.
A che punto è la sua musica?
Dopo Magot ho pubblicato un secondo disco che si intitola "Il tempo degli animali" , sempre insieme Raffaele Rebaudengo, ed è uscito alla fine del 2019.
Io in questo momento sto cercando di coltivare il rapporto con il mio mondo interiore, cerco un'autenticità in me che non sempre è disponibile, o meglio che non sempre riesco a trasferire all'esterno dandole una forma. Il fatto di poter comporre, suonare, cantare rappresenta per me una via d'uscita, un modo per conoscere come sono fatta e per comunicare con gli altri partendo da li. Se poi questo lavoro trova accoglienza all'esterno allora è una grande gioia, perché prende un senso più completo ovviamente .
Cosa rappresenta per lei questo tempo?
Il "Tempo degli animali"! Scherzo, anche se un pò è cosi. Non so bene cosa rappresenti perché è un momento molto intenso e faccio molta fatica a definirlo, per me e per tutti può rappresentare un'occasione di cambiamento che però occorre trovare la forza di mettere in atto per davvero. Cioè salvarsi si certamente, ma quello che mi piace immaginare è qualcosa di più. Nello stesso tempo mi spaventano moltissimo le possibili e probabili conseguenze di questo periodo, le difficoltà economiche, l'idea che tantissime attività non riescano a cavarsela, penso soprattutto a quelle culturali, tutto il mondo dell'arte, musica, teatro, cinema, tutte le piccole realtà costruite con passione e fatica per il desiderio di condividere spazi, che non sono, per ora, sostenute in alcun modo e neppure quasi considerate.
Quando e se il pericolo del virus si ridimensionerà ho paura di ritrovarmi in un mondo privo di tutte queste forme di aggregazione e di arte condivisa, condivisa fisicamente e non sui social. Credo che questa sia una delle tante lotte, cosi come quella per la difesa della natura, da portare avanti per noi e per le generazioni a venire
Il suo desiderio di "riuscire"?
Sono in campagna in questo periodo per cui non ho vissuto la privazione di spazi esterni come molte persone.
Quello che sento è la mancanza di libertà, anche solo l'idea di potersi spostare, ma, almeno per ora, è assolutamente sopportabile per me e ha molto senso.
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