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"Valore" e "svalutazione" (del sapere)

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In un periodo di evidente difficoltà per i giovani laureati, sempre più ostacolati nella ricerca del lavoro da un sistema che premia la povertà culturale, le riforme progettate dal governo Monti, più che tentare di risolvere il problema sembrano voler inasprire ulteriormente le disparità - nascondendosi dietro facili e vuoti slogan. E a venir premiate non saranno tanto le conoscenze acquisite, quanto un non meglio definito "valore" delle stesse. Riportiamo di seguito il comunicato stampa dell’ANDU - Associazione Nazionale Docenti Universitari:

COMUNICATO SULLA CONSULTAZIONE MINISTERIALE PER L'ABOLIZIONE DEL VALORE DEI TITOLI DI STUDIO

"Le lauree non saranno più tutte uguali", è il titolo con il quale Repubblica 'anticipa' l'esito di quello che viene presentato come un "referendum online" sull'abolizione del valore legale del titolo di studio. Comincia, anzi continua, così la campagna accademico-mediatica non tanto - per il momento - per abolire il valore legale del titolo, ma per subito azzerare il valore del VOTO della laurea e sostituirlo con il valore (chi lo accerterà e come?) dell'Università che rilascia il titolo. È questa la via 'dettata' dalla Confindustria e, sostanzialmente, sostenuta dalla CRUI e, quindi, da tutti i partiti. L'obiettivo è quello di differenziare gli Atenei arrivando a 'selezionarne' (chi e come?) non più di 20 di serie A (che svolgeranno didattica e ricerca), dove accentrare i finanziamenti pubblici, lasciando a tutti gli altri il compito di rilasciare titoli senza o con poco valore.

Questo Governo, che farà (e sta facendo) di tutto per soddisfare le richieste della Confindustria e dell'accademia che conta, ha lanciato una consultazione che, come da manuale, utilizza domande che 'predispongono' l'esito prestabilito: abolire il valore del voto di laurea. Insomma una consultazione-farsa per evitare un vero confronto con chi studia e opera nell'Università.

Un confronto che il ministro Profumo non ha voluto con le Organizzazioni universitarie (ADI, ANDU, CISL-Università, CONFSAL-SNALS, CoNPAss, COSAU - Adu, Cipur, Cisal-docenti università, Cnru, Cnu, Snals-docenti università -, FLC-CGIL, RETE29Aprile, SUN, UDU, UIL-RUA, USB-Pubblico impiego) che hanno ribadito "che il valore legale del titolo di studio rappresenta un elemento di certezza democratica indispensabile nel nostro Paese e una funzione di garanzia dello Stato sull’equità e sulla correttezza dei rapporti tra i cittadini." E che hanno aggiunto: "Non è accettabile il modello di Università sotteso all'abolizione del valore legale delle lauree, che costruisce un sistema di formazione che permette ai privilegiati di mantenere i privilegi a spese dell'intero Paese. Il valore legale delle lauree è garanzia della qualità minima di conoscenza e di uguaglianza nell'accesso alle professioni e nella pubblica amministrazione. Non può essere il “mercato” a dare il giudizio necessario per una adeguata e corretta selezione." A un Ministro che rifiuta un confronto vero e attiva invece una consultazione finta, si può solo rispondere con una grande mobilitazione di studenti e docenti a difesa dell'Università statale, per difendere il diritto allo studio e la libertà di insegnamento e di ricerca.

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Ultimo aggiornamento ( Giovedì 05 Aprile 2012 13:26 )  

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