Ormai i termini che udiamo quotidianamente per le strade, nei mezzi pubblici, in TV, al supermercato ecc., sono “copertina”, “bacheca”, “taggare”. Il valore universale dell'amicizia, oggi, si “richiede” e questa può essere confermata oppure rifiutata. Si possono bloccare degli utenti, per evitare che questi ci individuino, diventando così gestori della nostra “visibilità” o “invisibilità”. I pensieri profondi, intimi, che possono essere la gioia per la nascita di un figlio o il dolore per la perdita di un amore, sono CONDIVISI, con gli “amici”, se siamo RISERVATI, con gli “amici degli amici”, se siamo leggermente “APERTI” e con il “pubblico”, ovvero tutti gli utenti di facebook, ovvero tutto il mondo, se siamo persone che amano la “CONDIVISIONE ESTREMA”.
Scorrendo giornalmente le pagine della “Home” troviamo coloratissimi riquadri che riportano frasi celebri, perle di saggezza o stati nei quali, chi condivide si riconosce.
Criticare questo meccanismo risulterebbe da parte mia forse un po' scontato e anche ipocrita, visto che, nonostante abbia numerose volte cancellato il mio account facebook per mesi, poi sono ricaduta nella tentazione di riprendere a far parte di quella che io definisco “vita parallela”.
La domanda che mi pongo è: perché facebook è diventata una specie di necessità? Quali sono gli aspetti che inducono le persone, me compresa, a giustificare la necessità di fare un “breve viaggio”, ora dopo ora, in “una vita parallela”?
Riflettendo e guardandomi da fuori ho potuto notare che la “giustificazione” apparente, la coperta, la superficie esterna dell'insieme delle reali motivazioni, è che FB permette gratuitamente e quotidianamente di tenersi in contatto con chiunque.
In periodo di crisi questa è un'attenuante non indifferente!
Collegandomi alla mia esperienza personale ed a quello che vedo in chi mi sta intorno, FB è nella realtà un meraviglioso/terrificante strumento, che permette di esprimere e definire noi stessi con una facilità e serenità, che non appartiene a tutti.
L'ambivalenza, ovvero il fatto che questo Social Network sia un'arma a doppio taglio però è ormai chiara a tutti.
La pigrizia emotiva e sentimentale umana si nutre dei poteri mediatici di questi nuovi mezzi. Il timido si apre solo grazie al fatto che c'è uno schermo che lo protegge, quindi in realtà non si apre o almeno non si sforza di contrastare le sue paure, l'egocentrico sfamerà il proprio ego con foto e immagini che lo ritraggono in ogni posto (compreso il bagno, gli ascensori ecc.), nell'ansiosa attesa che qualcuno metta un “Mi piace” sul suo link.
Evidente è anche il fatto che la tutela della privacy sia seriamente compromessa e nonostante questo aspetto sia stato più volte affrontato in TV, sulla stessa piattaforma, nelle riviste, gli individui, come succede per qualsiasi “sostanza”, si desensibilizzano all'argomento a causa dell'utilizzo costante e in alcuni casi , a mio parere, anche a causa di una buona dose di ignoranza.
Facebook però inevitabilmente ha dei lati positivi, come la “condivisione”, termine che può avere accezioni negative ma sopratutto positive, favorisce gli scambi, anche con persone che difficilmente raggiungeresti tramite telefono o per via epistolare e se proprio bisogna essere sinceri, facebook è il passatempo più “cliccato”.
In situazioni particolari come le varie proteste scoppiate di recente, o in contesti critici dove la censura regna, questo mezzo è stato fondamentale e formidabile, infatti le prime misure repressive che gli attuali regimi varano,riguardano i Social Network.
Penso che il progresso e l'evoluzione tecnologica abbiano entrambi molti lati negativi, ma siano anche strumenti di portata eccezionale e in alcuni casi rivoluzionaria.
La vena nostalgica però mi conduce a desiderare il ritorno alla concretezza sia nei rapporti che nelle interazioni. Il ritorno ai cinque sensi!
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