“Non lasciamo credere alle nostre figlie che, sin dalla più tenera età, conti solo l'apparenza", sono queste le parole pronunciate dall’ex ministro del governo francese presieduto da Nicolas Sarkozy, Chantal Jouanno.
Queste battute fanno da presentazione ad una delle più severe leggi contro i concorsi di bellezza per Baby Miss.
Il testo, approvato ieri in Senato, con 196 voti favorevoli e 146 contrari, prevede il divieto di organizzare sfilate che hanno come protagoniste delle bambine. La pena prevista per eventuali trasgressioni è di tre anni di carcere sommati ad una multa che può arrivare alla cifra di 30 mila euro.
Questi concorsi nascono negli Stati Uniti intorno agli anni ‘20. Le partecipanti sono sottoposte a ritmi stressanti, a trattamenti di bellezza e stili di vita rigidissimi. Sono bambine condannate ad una vita di “belle e infelici”.
Coloro che dovrebbero svolgere il ruolo di guida, i genitori, spesso riversano su queste bambine le loro frustrazioni derivanti da vite mediocri e sogni non realizzati. Un esempio è quello della piccola Alana Thompson, nota come Honey Boo Boo, di soli sei anni, che oltre a partecipare a numerosi concorsi per piccole Miss, è stata la protagonista di un reality show intitolato “Here comes Honey Boo Boo”. Il format segue quotidianamente le giornate di Alana e la sua rumorosa ed ingombrante famiglia.
Anche l’Europa è stata contagiata da questo fenomeno e ciò ha suscitato numerose polemiche. Così in Francia l’opposizione a questi macabri teatrini, ha condotto all’approvazione del testo di legge in Senato. Ora deve passare al voto dell’Assemblea.
Le immagini di queste Miss sono emblematiche e spaventose, piccoli corpi con volti adulti.
Queste realtà rappresentano l’ossessione legata all’apparenza.
Le vite delle bambine e il loro corpo vengono trasformate in un business che non ha nulla a che fare con l’innocenza e la leggerezza tipica della fase dell’infanzia.
Agnese Giacobbe
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