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Sei giorni prima dell'8 marzo - Ritratti

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Sibilla_Aleramo.jpg"...la buona madre non deve essere come la mia, una semplice creatura di sacrificio: deve essere una donna, una persona umana. E come può diventare una donna, se i parenti la danno, ignara, debole e incompleta, a un uomo che non la riceve come una sua uguale; ne usa come d´un oggetto di proprietà; le dà dei figli coi quali l´abbandona sola, mentre egli compie i suoi doveri sociali, affinché continui a baloccarsi come nell'infanzia? Dacché avevo letto uno studio sul movimento femminile in Inghilterra e in Scandinavia, queste riflessioni si sviluppavano nel mio cervello con insistenza. Avevo provato subito una simpatia per quelle creature esasperate che protestavano in nome della dignità di tutte sino a recidere in sé i più profondi istinti, l'amore, la maternità, la grazia. Sempre più il mio pensiero cadeva sulla parola emancipazione, che ricordavo di avere sentito nella mia infanzia, da mio padre seriamente, ma poi sempre con derisione da ogni classe di uomini e di donne. Indi avevo paragonato a quelle ribelli la gran folla delle donne inconsapevoli, delle rassegnate, il tipo di donna plasmato nei secoli per la soggezione, e di cui io, le mie sorelle, mia madre, tutte le creature femminili da me conosciute, eravamo degli esemplari. - Una donna – Sibilla Aleramo.
Sibilla Aleramo rappresenta una delle figure più importanti del panorama letterario italiano dei primi anni del Novecento. Fu una delle prime romanziere femministe in Italia a denunciare la condizione in cui le donne vivevano. Pseudonimo di Rina Faccio, nacque ad Alessandria nel 1876 e visse a Milano fino a 12 anni, poi la famiglia si trasferì nelle Marche, a Porto Civitanova. Nel 1891 fu violentata da un impiegato del padre che impose un matrimonio riparatore. La vita di provincia le stava stretta e il legame forzato con un uomo gretto e prevaricatore la spinse a tentare il suicidio. Trovò respiro nell'attività letteraria, soprattutto a favore del movimento femminista, dopo nove anni Sibilla Aleramo abbandona il figlio e la casa del marito. Seguirono diverse relazioni inquiete, mentre scrive poesie, promuoveva esperienze culturali e collaborava a diverse riviste. Nel 1906 uscì il suo primo romanzo, Una donna, per molti aspetti autobiografico. Alla vigilia della prima guerra mondiale manifestò il suo dissenso all'interventismo, che la rese impopolare e la portò all'indigenza. L'incontro con Mussolini fu voluto da Sibilla (firmataria del manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce) che chiedeva la nomina di membro dell'Accademia D'Italia. Sopravvisse alla fame lodando il regime, ma si rifiutò di trasferirsi a Salò come ordinava il ministero della Cultura nel 1943, dichiarando "vergognoso" quell'estremo tentativo di salvare il fascismo. Nel '46 si iscriverà al Partito Comunista, "dopo essermi tutta la vita illusa nella creazione d'amore per singoli individui, ecco, la mia fede comunista è la sola cosa concreta, e le strette di mano dei compagni operai, il solo supremo conforto. Morì a Roma nel 1960, dopo una lunga malattia e dopo aver combattuto contro la prevaricazione maschile nella vita e nella cultura, contro la guerra, contro la solitudine.

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Ultimo aggiornamento ( Venerdì 03 Marzo 2017 13:56 )  

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