Il leader dell'opposizione pachistana Benazir Bhutto attualmente agli arresti domiciliari, circondata da migliaia di agenti di polizia che ne hanno impedito la partecipazione a una protesta contro lo stato d'emergenza, ha chiesto le dimissioni del presidente Pervez Musharraf. La polizia ha arrestato sostenitori del Partito popolare pachistano (Ppp) dell'ex premier mentre cercavano di raggiungere la loro leader che avrebbe voluto guidare oggi una 'Lunga marcia' in automobile per circa 300 chilometri fino a Islamabad. Ancora oggi il governo ha ribadito che la Bhutto, sopravvissuta a un attacco il giorno del suo rientro in patria dopo otto anni di esilio forzato, potrebbe essere obiettivo di attentati. 139 persone sono morte il 18 ottobre a Karachi, in un attentato suicida contro il convoglio dell'ex premier. Sempre secondo fonti giornalistiche, a Peshawar, la polizia ha usato gas lacrimogeni e manganelli per disperdere una protesta. Il presidente Musharraf ha annunciato due giorni fa che le elezioni parlamentari si terranno il 9 gennaio. La Bhutto ha escluso negoziati con Musharraf, minacciando anche di non partecipare alle elezioni. Ha invece proposto un'alleanza con Sharif, ancora in esilio in Arabia saudita. E a Riad, riferiscono fonti pachistane, dovrebbe recarsi Musharraf su richiesta del sovrano saudita Abdadallah, che fra le altre cose vuole parlare dell'arresto dell' "amico" Hamid Gul, l'ex capo dei servizi segreti pakistani Isi e architetto dell'avvento dei Taleban in Afghanistan negli anni Novanta, sovvenzionato da denaro saudita. Da Washington, il Dipartimento di Stato ha annunciato che invierà il numero due John Negroponte in Pakistan alla fine della settimana per sollecitare Musharraf a mettere fine allo stato di emergenza ed elezioni "libere ed eque". A Londra, i ministri degli Esteri del Commonwealth hanno minacciato di sospendere il Pakistan, se Musharraf non darà le dimissioni da capo delle forze armate.
Nicoletta Consumi - DEApress
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