Luigi Scimia, Presinte della Covip ha affermato quest'oggi a Roma che a causa della scarsa informazione e dell'incertezza sulla tassazione i lavoratori faticano ad aderire ai fondi pensione. Se il governo si apettava che circa il 60% dei lavoratori privati aderisse ai fondi, oggi le aspettative di adesione si sono abbassate di circa la metà.
Scimia ha poi aggiunto che se entro la fine dell'anno no dovesse esser superato il 35% di adesione - o volontario o con la formula (trappola, ndr) del silenzio assenso - il fondo dovrà diventare obbligatorio.
Probabilmente, invece, di informazione ce n'è stata più di quanto sindacati e patronati si aspettassero visto che su tutto il territorio nazionale si sono formati comitati per la difesa del salario e del TFR. Se i fondi non sono decollati è grazie ad una scelta cosciente dei lavoratori e sembra quindi contradditorio che dal prossimo anno debbano diventare obbligatori.
La realtà è probabilmente un'altra: il governo ha preventivato di avere a disposizione 24 miliardi di euro dai fondi per coprire le spese di realizzazione dell'Alta Velocità, del Ministero della Difesa, della ristrutturazione della rete ferroviaria, per aver un fondo cassa di gestione delle crisi aziendali e per altre spese pubbliche. Ora che questi soldi non ci sono, poichè i lavoratori sanno che il TFR non è un regalo ma una parte del proprio salario, si cancella addirittura la trappola del silenzio-assenso e senza mezzi termii si vorrebbe privarli di un loro diritto acquisito con la scusa della "gobba previdenziale" e la logica della previdenza complementare.
Ma chi può sapere meglio ei lavoratori come gestire i propri soldi? Certemente non chi sta al potere e per accedere alla pensione se la cava con 35 MESI di Parlamento.
Scimia ha poi aggiunto che se entro la fine dell'anno no dovesse esser superato il 35% di adesione - o volontario o con la formula (trappola, ndr) del silenzio assenso - il fondo dovrà diventare obbligatorio.
Probabilmente, invece, di informazione ce n'è stata più di quanto sindacati e patronati si aspettassero visto che su tutto il territorio nazionale si sono formati comitati per la difesa del salario e del TFR. Se i fondi non sono decollati è grazie ad una scelta cosciente dei lavoratori e sembra quindi contradditorio che dal prossimo anno debbano diventare obbligatori.
La realtà è probabilmente un'altra: il governo ha preventivato di avere a disposizione 24 miliardi di euro dai fondi per coprire le spese di realizzazione dell'Alta Velocità, del Ministero della Difesa, della ristrutturazione della rete ferroviaria, per aver un fondo cassa di gestione delle crisi aziendali e per altre spese pubbliche. Ora che questi soldi non ci sono, poichè i lavoratori sanno che il TFR non è un regalo ma una parte del proprio salario, si cancella addirittura la trappola del silenzio-assenso e senza mezzi termii si vorrebbe privarli di un loro diritto acquisito con la scusa della "gobba previdenziale" e la logica della previdenza complementare.
Ma chi può sapere meglio ei lavoratori come gestire i propri soldi? Certemente non chi sta al potere e per accedere alla pensione se la cava con 35 MESI di Parlamento.
Davide Pinelli - DEApress
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