Amato, con la collaborazione di Mauro Marè, si appresta a far uscire il suo nuovo libro intitolato "Il gioco delle pensioni, rien ne va plus?" nel quale valorizza il ruolo riformista dell'Ulivo in materia pensionistica. Amato, uno dei fautori della riforma delle pensioni iniziata nei primi anni '90 sostiene che se la sinistra riformista non si appresterà a vara una riforma seria sul sistema previdenziale inserendovi il cosiddetto "Terzo pilastro", vale a dire la previdenza complementare perderà gli elettori che ormai sono sulla soglia dei 60 anni e soprattutto i giovani.
Amato sostiene che il patto intergenerazionale tra i lavoratori non sia mai esistito poiché i più giovani non l'hanno mai sottoscritto. Sostiene inoltre che il tavolo di trattative che si chiuderà entro fine giugno e a cui partecipano i sindacati confederali e Confindustria deve prendersi la responsabilità di innalzare l'età pensionabile.
Queste dichiarazioni sono state fatte durante l'ultima assemblea confindustriale, cioè nel giorno stesso in cui Luca di Montezemolo ha dichiarato che fino ad oggi le imprese hanno fatto la loro parte con sacrificio, mentre adesso sarebbe arrivato il momento di avere qualcosa in cambio, anzitutto sgravi fiscali.
Sarebbe però opportuno tentare di fare alcune precisazioni sia rispetto al patto intergenerazionale che a quella che Amato ha definito la "roulette previdenziale" da cui sottrarre i giovani. Anzitutto quel patto è stato già in parte affossato con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, ma soprattutto non si può ragionare in termini così superficiali affermando che i giovani non l'abbiano mai sottoscritto.
Ciò che sta accadendo in questi mesi rispetto alla questione del TFR dimostra che i lavoratori, giovani e non, stanno volontariamente rifiutando le proposte dei fondi pensione scegliendo di fidarsi ancora del sistema previdenziale pubblico: a fronte di un'aspettativa di adesione ai fondi pensione del 60%, oggi la prospettiva è scesa fino al 35% nonostante la trappola del silenzio-assenso. Amato forse dovrebbe tenere in considerazione questo dato e dovrebbe esser lui stesso a non utilizzare luoghi comuni: la previdenza pubblica non è affatto in crisi, i conti dell'INPS non sono affatto in rosso nonostante debbano reggere anche spese "straordianarie" che ormai sono diventate ordinarietà, come per esempio il pagamento della cassa integrazione che dovrebbe esser corrisposta da coloro i quali sono responsabili della riduzione e dei tagli di personale.
In questo senso anche Montezemolo dovrebbe misurarsi quando afferma che le imprese hanno già fatto la loro parte tenendo conto di quanto appena detto, del fatto che una famiglia su sei non riesce ad arrivare a fine mese - come emerso da un sondaggio di questi giorni, considerando la progressiva privatizzazione dei fondi pubblici, tenendo presente che l'Università e la ricerca pubblica sono sempre più alle dipendenze del sistema economico e, non ultimo, che quotidianamente continuano a cadere sul lavoro 4 operai al giorno.
Davide Pinelli - DEApress
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