Anch'io li osservo.
Sono discreti. Quando incrocio i loro occhi, abbassano lo sguardo. Non sono invasivi.
Pensavo di non suscitare curiosita' in questo Paese, invece ho scoperto che i cinesi sono piu' curiosi di me.
In treno, li studio. E loro studiano me. A volte li sento dire sottovoce "mei guo". Pensano che sia americana, e cosi', orgogliosa di aver capito una parola cinese, gli rispondo "yidali" per fargli capire che sono italiana. Si scioglie il ghiaccio e sui loro volti vedo apparire un sorriso e iniziano a farmi delle domande.
Se chiedo un'informazione in inglese al passeggero che sta di fronte a me, se anche non capisce, ce ne sono altri nel vagone che si fanno avanti per darmi una mano.
A volte pero' la conversazione e' fatta di gesti.
L'altro giorno, sull'autobus che dalle Grotte di Yungang mi riportava a Datong, una signora seduta davanti a me, mi guardava. Parla, si consulta con altri passeggeri accanto a lei, osservando il mio volto e le mie scarpe numero 43, e poi timidamente mi chiede qualcosa, ovviamente in cinese. Io non capisco e allargo le braccia. Lei ci riprova. Niente. La conversazione non decolla, ma lei non demorde.
Ci riprova ancora. Mi sento impotente. Allora decide di provare con il linguaggio del corpo: nell'indirizzare il suo sguardo verso di me indica con la mano, prima un signore e poi una ragazza che presumo essere sua figlia. Continuo a non capire. Ripete altre due volte quei gesti.
Alla fine, ho l'intuizione giusta e cosi', con l'indice della mano le indico la ragazza. Lei e tutti gli altri sorridono e forse qualcuno di loro puo' darsi che sia rimasto stupito.
Si chiedevano tutti quanto se fossi un uomo o una donna.
Per le operazioni piu' complesse, come ad esempio comprare il biglietto del treno, mi avvalgo dei pizzini. Chiedo a qualcuno dell'albergo o a qualche ragazzo in treno, di scrivermi in cinese su un foglietto destinazione, giorno, mese, ed ora e cosi' arrivata allo sportello, lo passo all'impiegata che prontamente mi consegna il biglietto.
Quando sono per strada, soprattutto nelle citta' turistiche come quella in cui mi trovo adesso, Pingyao, alcuni turisti, cinesi, che poi sono la stragrande maggioranza, mi chiedono di posare con loro per una foto. Sono soprattutto ragazze. Io accetto e loro
felici mi ringraziano e mi regalano un sacco di sorrisi.
Mi chiedo sempre se pensano di essersi fatte ritrarre con un bel giovanotto americano o con una infreddolita signora italiana.
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