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Daniela D'Angelo: "Petricore" ricama se stessi

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Daniela D'Angelo
"PETRICORE"

PETRICORE COVER

"Il modo giusto" - Official Video

Ricama se stessi questo disco. Perché parlando di se e della propria emancipazione contro i nuovi inizi della vita, quando l'incontro con i bivi diventano scontri con le decisione che lasciano dietro cose e pezzi di esistenza... quando non si sa mai bene qual sia il modo giusto... ascoltiamo "Petricore" il primo disco personale di Daniela D'Angelo, lavoro davvero molto interessante anche ampiamente incoronato dalla critica underground italiana, dentro cui vive un suono distopico, sghembo e raffinato nei suoi arrangiamenti a corredo di una canzone d'autore che avrebbe potuto risolversi anche in modi banalmente pop e invece ha scelto un modo diverso, giusto, sicuramente vincente. Indaghiamo su questo disco anche impreziosito da una release in CD dalla confezione artigianale assai gustosa...

Un primo disco personale per Daniela D’Angelo. Inevitabile non partire da qui. Cosa lo ha fatto nascere?
C’è stato un momento in cui la vita ‘da band’ si era un po’ esaurita, anche se ho continuato a suonare con quasi tutti i musicisti che hanno collaborato con Distinto. Ho iniziato a suonare in power trio e anche in solitaria – chitarra e voce - e a portare in giro le canzoni scritte negli anni, che comunque mi sono sempre appartenute nella loro origine. Da lì, il passo successivo è stato abbastanza naturale, ovvero fare un disco con il mio nome.

La produzione molto interessante è affidata a Vito Gatto. Un lavoro di squadra oppure hai demandato tutto a lui?
Avevo già lavorato con Vito, che aveva seguito la direzione artistica dell’ultimo disco di Distinto (C’est la vie), perciò conoscevo già la sua bravura, il suo gusto e soprattutto la sua sensibilità. La produzione è passata attraverso varie fasi; devo dire che è comunque stato un lavoro di squadra, diretto da Vito e un pochino anche da me. C’erano molti elementi da mettere insieme: la chitarra acustica e l’elettrica (io mi ritrovavo per la prima volta a dover suonare la chitarra in un intero album), batteria (Mamo), basso elettrico (Ivano Rossetti), con cui abbiamo fatto un lavoro preliminare in sala prove, con la supervisione di Vito e cercando di spingerci un po’ oltre i soliti arrangiamenti che ci venivano naturali. La fase successiva è stata la registrazione in presa diretta in studio e un primo rough mix di Guido Andreani, che ha un’esperienza abbastanza distante da quella di Vito, ma si è immerso come tutti noi in questo esperimento, seguendo il flusso e dando un’immensa ricchezza al lavoro. Successivamente ho fatto con Vito un lavoro di riascolto dei brani, individuando suoni, ulteriori strumenti, suggestioni e anche alcuni cambi di struttura, che potessero andare ad arricchire i brani. In seguito, Vito ha lavorato cesellando canzone per canzone gli arrangiamenti e infine Guido ha mixato il disco, cercando una dimensione del suono tridimensionale.

Del suono tutto internazionale di questo disco, cosa ti aspettavi, cosa volevi raggiungere, cosa non volevi assolutamente ritrovare…?
Sono felice che suoni internazionale, anche se io credo che non abbiamo intenzionalmente ricercato un suono simile a qualcos’altro… la verità è che non mi aspettavo nulla e per me questo è stato motivo di timori, paura di non avere le idee chiare, come invece molti altri musicisti hanno quando vanno in studio… abbiamo seguito il flusso, complice il tempo che ci siamo presi, anche cambiando rotta, se necessario. Siamo partiti da arrangiamenti scarni, molto ritmici, per arrivare a una ricchezza sonora, a tratti un po’ stratificata. Come ho detto sopra, bisognava fare una sintesi tra tutti gli elementi presenti e tra le diverse esperienze di ognuno. A volte mi sono chiesta: "ce la farò a tenere insieme tutto, a finire questo disco?". Alla fine del mix Guido ha detto: ‘questo disco non mi ricorda nessun altro disco’ e per me quella è stata una frase emblematica, che racchiude quello che un po’ tutti vorrebbero ottenere.
Si vede che sono ingenua e romantica, vero? :)

Nel video di “Il modo giusto” mi piace questa metafora dell’intrecciarsi e combattere con le corde per trovare una via di fuga o comunque un equilibrio. La vita è fatta di lotte, di scelte, ma anche di rassegnazione, o meglio di accettazione… come la vedi?
Sono contenta che tu abbia colto così intensamente quello che il video voleva esprimere e grazie per la perfetta sintesi. Credo che il lasciare andare, senza opporre resistenza e a volte anche l’arrendersi siano delle qualità, all’opposto dell’accettazione supina e passiva. Lo dico perché per me sono concetti difficili da applicare e soprattutto difficili da distinguere.

Dal vivo come e dove ti potremo incontrare?
Per il momento non ho date live imminenti, ma vi terrò aggiornati (sempre tramite i miei canali social, Instagram @esseredangelo, soprattutto). Dal vivo per il momento ho un set nudo e crudo, chitarra e voce, che è come nascono le mie canzoni, e un altro con basso e batteria elettronica/acustica e qualche suonino, che non guasta mai. Inoltre, vorrei anche iniziare a collaborare con altri musicisti con cui ci teniamo d’occhio reciprocamente, perciò penso che, presto o tardi, qualcosa di bello accadrà.

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Ultimo aggiornamento ( Giovedì 16 Giugno 2022 11:53 )  

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